La guerra delle valute

Le banche centrali mondiali fanno a gara a chi distrugge per prima la propria moneta.



Altro che super Yen!

IL PIU GRANDE CRIMINE (dare una penna a Barnard)

IL PIU GRANDE CRIMINE

(farti parlare?) di Paolo Barnard

Chi è Paolo Barnard? Vediamo cosa ci dice il suo sito.

«Sono un giornalista, o forse lo sono stato, e come tale ho lavorato per innumerevoli testate nazionali fra quotidiani e periodici, come La Stampa, Il Manifesto, Il Corriere della Sera, Il Mattino, Il Secolo di Genova, La Repubblica, La Voce di Montanelli, Il Sabato, Chorus, Oggi, Avvenimenti e altri. Per la televisione in RAI con Samarcanda di Santoro durante la Guerra del Golfo (1991) e con Report per dieci anni. Per riviste di cultura come Micromega, Altrove, Golem del Sole 24 Ore, e per agenzie di stampa e testate online. Mi sono occupato soprattutto di politica estera. Mai assunto, mai contrattualizzato

Un giornalista di inchiesta, con molta esperienza che oggi ci guida alla scoperta del “più grande crimine della storia dell’umanità”. Il crimine è aver dato una penna a certa gente, aggiungo io.

«Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici. Essi sono all’opera ora, mentre leggete, e il piano di spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno dopo giorno, anno dopo anno.»

Ho un dejà vu

«Che questo sistema è una gigantesca frode per impadronirsi del lavoro e della vita delle persone, oltre che della loro ricchezza. Una frode alla quale i governi ed i parlamenti fanno da manutengoli, soprattutto in Italia. Una frode che non colpisce solo nel patrimonio e nel lavoro ma ancor più nelle libertà»

L’ultimo pezzo l’ho preso dall’introduzione di Euroschiavi, vero e proprio manualetto divulgativo sul “signoraggio” scritto da Antonio MiClavez e Marco Dalla Luna. Delle stupidaggini della tesi signoraggista abbiamo già parlato in questo sito diffusamente. Barnard segue la stessa strada?

Parrebbe di no.

«Gli ingredienti usati per architettare questo abominio sono stati la manipolazione di massa e del consenso politico, la castrazione della spesa a deficit dello Stato, l’uso della moneta, la deflazione dei mercati, e in particolare i falsi dogmi sul debito e sull’inflazione. E non è il ‘complotto del signoraggio’. C’è ben altro, qualcosa di immensamente più grave.»

E’ molto… molto peggio.

Vediamo brevemente le “tesi” di Barnard

Moneta sovrana e moneta non sovrana

«La moneta sovrana come dollaro o sterlina è sempre emessa, quindi inventata dal nulla, dallo Stato che la possiede: quello Stato origina la moneta, e i suoi cittadini possono solo usarla, guadagnandola o prendendola in prestito. L’euro invece non è moneta sovrana perché nessuno Stato europeo ne è il proprietario, ed è invece emesso da un sistema di banche centrali, sempre inventandolo dal nulla. Esso non è originato da nessuno degli Stati dell’Unione Europea, quindi l’euro non è né degli Stati né dei cittadini, e sia gli Stati che i cittadini possono solo usarlo prendendolo in prestito o guadagnandoselo. Questa cruciale differenza è anche all’origine della catastrofe finanziaria europea, un crimine architettato a tavolino anch’esso. Capirete poi»

Il pensiero è un confuso ma sembra di capire che per Barnard lo Stato, se possiede questa “moneta sovrana” se la può stampare a piacimento. In realtà nei paesi citati non funziona esattamente così ma per il momento sorvoliamo. Ecco però come continua:

«Annotate anche quanto segue, che spiegherò meglio dopo: poiché la moneta sovrana è sempre originata dallo Stato, che se la inventa di sana pianta, quello Stato può darla o sottrarla a piacimento e non ne rimarrà mai senza. Non può esaurire la propria moneta, dunque il suo debito è un falso problema»

Nel senso che se lo Stato ha la stampante magica può anche “emettere” tutta la moneta che gli serve per pagare il debito pubblico? Questo sarebbe un “falso problema” ?

Moneta pubbliche e moneta private

Perché accettiamo la moneta “sovrana” ?

«Lo Stato, in cambio della sua moneta, ci deve il nostro diritto di saldare tutto ciò che gli dobbiamo usando quella stessa moneta. Solo questo. Si potrebbe obiettare che in ciò lo Stato è tiranno, perché in effetti si inventa una sua moneta, obbliga i cittadini a lavorare per ottenerla col solo scopo di potersi poi liberare delle imposte che lo stesso Stato gli impone. Cioè lo Stato appioppa a ogni singolo cittadino un ‘peccato originale’ (le tasse da pagare) e lo costringe a usare la sua moneta per liberarsi da quel ‘peccato’. »

…e tanti saluti alla moneta come mezzo di scambio.

«Ma non è solo arbitrarietà. Pensateci bene: se non ci fosse questo sistema, chi mai lavorerebbe per il settore pubblico, cioè statale? Pochissimi. Perché i privati potrebbero inventarsi altre monete in concorrenza con quelle dello Stato, e in virtù dei maggiori profitti promettere poi maggiori vantaggi ai cittadini, per cui quasi nessuno finirebbe a lavorare per il settore pubblico e lo Stato medesimo cesserebbe di esistere»

Quindi Barnard fammi capire. Se un “signorotto” si inventa una moneta dal nulla e non mi obbliga ad usarla tramite l’imposizione di tasse è male, mentre se lo fa lo Stato è bene, perché altrimenti…

«sarebbe il trionfo dei signorotti locali in stile feudale, cioè nascerebbero veri e propri Stati privati con monete private entro lo Stato. Un caos. Ma si badi bene che in virtù degli stessi principi enunciati, anche le eventuali monete private perderebbero ogni valore se non fossero riconosciute come valide per pagare le inevitabili tasse all’interno di quei mini Stati privati.»

Il mini Stato privato! Orrore degli orrori!

Il debito dello Stato è ricchezza

Il “saggio” a questo punto diventa puro delirio…

«La BC, proprio in virtù del fatto che in questo caso può inventarsi il denaro, ha facoltà di accreditare tutte le riserve bancarie che vuole, e questo di conseguenza permette al governo di spendere quanto vuole, creando ricchezza fra i cittadini e aziende. Cosa significa “creando ricchezza fra i cittadini”? Ricordate che in precedenza avevo sostenuto che la spesa a debito dello Stato a moneta sovrana NON è il debito dei cittadini, bensì la loro ricchezza? Eccovi i dettagli.
Il governo a moneta sovrana è l’unica entità esistente che può creare ricchezza al netto nella società o sottrarla. La crea quando spende appunto, e la sottrae quando tassa.
»

Quindi George W. Bush che ha ridotto le tasse negli USA ed aumentato enormemente il debito pubblico ha creato ricchezza e prosperità (…e siccome erano troppe le ha anche esportate in Medioriente)! Ah dimenticavo! Voi privati cittadini che magari vi dannate di lavoro per produrre qualcosa sappiate che non producete ricchezza! Al massimo la rubate a qualcun altro. Solo lo Stato può produrre ricchezza, perché stampa denaro.

«E di conseguenza se il governo in questione spende acquistando più di quanto incassa, cioè se versa più denaro al netto fra i cittadini di quanto gliene tolga con le tasse (se spende a deficit), questo arricchisce la società. Cosa avete appena letto? Avete letto proprio che il governo a moneta sovrana che spende a deficit, cioè che spende a debito, crea ricchezza nella comunità. Ecco dimostrato che il debito cosiddetto pubblico non è affatto il debito dei cittadini, anzi, il contrario. Si può infatti affermare che esso è ciò che noi cittadini intaschiamo, non ciò che noi cittadini dobbiamo a qualcuno. Tenete questo a mente, più avanti vi spiegherà moltissime cose. »

Oh guarda Barnard, questo spiega tantissime cose….

«Inoltre, la conseguenza logica della sopraccitata equazione secondo cui PIU’ IL GOVERNO A MONETA SOVRANA SPENDE A DEFICIT, PIU’ ARRICCHISCE I CITTADINI sarà che se il governo decide di eliminare o pareggiare il deficit (o il debito), esso cesserà automaticamente l’arricchimento dei cittadini. Questo concetto è di importanza centrale per comprendere l’economia moderna. »

Sento un coro che piano piano sale di tono: Mu-ga-be! Mu-ga-be! Mu-ga-be!

E l'inflazione?

Azz… avevamo dimenticato l’inflazione dei prezzi. Dovremmo preoccuparci?

«Se il denaro aumenta e non aumentano parallelamente anche i prodotti sul mercato, allora si ha inflazione (il mercato offre troppi soldi per troppi pochi prodotti, nda). Questo può succedere, ma è dimostrato che non ...fa danni, poiché anche se i prezzi salgono un poco, il beneficio per la collettività di avere meno disoccupati è assai superiore. »

Vai Robert sei tutti noi, accogli Barnard nelle tue lande opulente….

Ma se tassando elimini ricchezza perché lo Stato tassa? Ovvero….

A cosa servono le tasse?


«Chiedete a chiunque la seguente cosa: “A cosa servono le tasse?”. La risposta sarà invariabilmente “A dare denaro allo Stato per il suo funzionamento”. Non è forse vero che è dalle tasse che lo Stato ricava la spesa per la sanità, scuole, infrastrutture o pensioni? L’allungamento dell’età pensionabile non è forse giustificato dalla necessità di raccogliere maggior fondi per la previdenza sociale?

La risposta è no, un secco e chiaro no se lo Stato è a moneta sovrana, come gli USA, la Svezia o il Giappone e l’Italia prima del 2002. Un secco sì per i 16 Paesi dell’eurozona, purtroppo, ma solo da poco. Milioni di adulti italiani non hanno mai saputo che le loro tasse non sono mai servite allo Stato per spendere. »

Ohibò ed allora a cosa servivano?


«Ma allora, perché diavolo uno Stato come gli USA o la GB tassano? Perché Roma tassava prima del 2002? Le ragioni erano e rimangono quattro, di cui una merita un approfondimento, ma vediamole. Lo Stato a moneta sovrana tassa per:


1) tenere a freno il potere economico dei ricchi (non quello della gente comune). Infatti uno dei pochi mezzi che lo Stato ha per impedire alle oligarchie private di divenire immensamente ricche e quindi di spodestare lo Stato stesso è di tassarle. Lo fa troppo poco? Dipende dalle opinioni, ma questo è.
»


Però io avevo capito che creando denaro si creava ricchezza e tassando si distruggeva ricchezza. Quindi perché togliere ricchezza ai ricchi e non stampare denaro da distribuire ai poveri? Così diventiamo tutti ricchissimi!


«2) limitare l’inflazione. Si è detto che: inflazione = troppo denaro in giro e troppi pochi prodotti. Se ciò accade, lo Stato tassa, si riprende i suoi soldi elargiti spendendo, e drena così l’allagamento di denaro per contenere l’inflazione. »

Eh no! Mi avevi assicurato che l’inflazione non era un problema!


«3) scoraggiare o incoraggiare taluni comportamenti. Si tassa l’alcool, il fumo, o l’inquinamento, e si detassano le beneficienze o le ristrutturazioni, ecc. »

E’ tassato anche il pane (l’IVA). Vuoi dire che lo fanno per scoraggiare il consumo di panini?

«4) imporre ai cittadini l’uso della sua moneta sovrana. E’ l’unico modo. »

Senza tasse non usiamo la moneta dello Stato, che stampata a volontà di rende ricchi. Ma le tasse ci tolgono ricchezza. Dubbio amletico. Ma se usare la moneta sovrana ci rende ricchi e le tasse sono solo una limitazione a questa ricchezza, non dovremmo capire da soli che dobbiamo usare la moneta sovrana senza fare troppe storie? Ai posteri l’ardua sentenza.

Un impegno preciso: più lavoro per tutti!

Barnard è andato a scuola dai keynesiani o meglio da L. Randall Wray, un “estremista” keynesiano che fa sembrare Krugman un moderato conservatore. Ecco cosa raccomandava in questo paper del 2007 (!), dopo aver detto che secondo lui le politiche monetarie discrezionali alla Greenspan sono inutili perché troppo graduali e quindi di scarso impatto.

«Date queste considerazioni, in aggiunta agli argomenti avanzati da Keynes, si preferisce una regola per fissare la politica monetaria - fissare il tasso overnight a zero e tenerlo lì. Un uomo di latta ben programmato dovrebbe essere in grado di farcela. »

Wow, avevo sentito chiamare Bernanke “Elicottero Ben”, “Spaventapasseri Ben” ma “uomo di latta ben programmato” mi mancava!

Dicevamo comunque che Barnard è andato da questo “economista” a scuola. Ecco cosa ne ha ricavato.

«La piena occupazione - cioè quell’inimmaginabile sogno dove non sarebbero esistiti uomini o donne privati della dignità del lavoro e del sostentamento dei proprio figli, dove non sarebbe esista l’umiliazione del lavoro sottopagato, dove i precari/flessibili/a chiamata sarebbero stati solo un incubo su cui scherzare, dove violenza domestica e alcolismo o droga e delinquenza non avrebbero mai incancrenito le mura domestiche di un licenziato, dove non sarebbero esistiti bambini col futuro spezzato da una busta paga scomparsa – beh, quel sogno era possibile, pienamente possibile nelle economie di tutti i Paesi, ma fu stroncato scientemente proprio per schiavizzare milioni e controllarli con la sofferenza, col fine di accumulare potere e profitti per pochissimi. »

Al sodo Paolo… vogliamo la ricetta!

«Se capiamo come funzionano i sistemi monetari, se comprendiamo che il denaro è solo impulsi elettronici o carte straccia inventati dal Tesoro e dalla BC, allora possiamo dire: il governo a moneta sovrana può inventasi tutti gli impulsi elettronici che vuole, con essi può pagare tutti gli stipendi che vuole, comprare tutto ciò che vuole. Possiamo avere la piena occupazione, il business può vendergli tutto ciò che deve vendere se il governo vuole comprarglielo. Può il governo permettersi queste spese? Certo, perché il governo non esaurirà mai gli impulsi elettronici, dunque non farà mai bancarotta; preme un bottone e gli stipendi appaiono sui computer delle banche. L’unico limite è l’inflazione, ma se il governo spende per aumentare la produttività nel settore privato, allora l’inflazione non è più un problema”. »


Ho appena rivalutato la lettera degli economisti... non era poi tanto male al confronto


Ma... rullo di tamburi...


«Ma capita che fra i grandi dell’economia qualcuno dotato di libero pensiero riesca a primeggiare, e fu questo il caso del Nobel Paul Samuelson, che appose il suo marchio di approvazione alle idee di Randall Wray con questa dichiarazione:


“C’è un elemento di verità nel fatto che il budget di Stato va sempre bilanciato (cioè che lo Stato non spenda come invece teorizzato da Wray, nda). Ma una volta che ci siamo sbarazzati di questa credenza, avremo eliminato la muraglia che ogni società erige contro la spesa fuori controllo. E’ una credenza simile alla religione di una volta, la cui funzione era di spaventare la gente con dei miti affinché si comportassero nel modo voluto dalle usanze accettate. Noi (gli economisti della piena occupazione, nda) abbiamo eliminato la credenza nella necessità che il governo spenda entro dei limiti”.
»


Grazie "economisti" della piena occupazione! Ci avete regalato un sogno! Poi in realtà se vai a scavare scopri che Wray non abbia tutta questa bella opinione di Samuelson, reo di non essere un istituzionalista come lui, di non aver inventato niente, di aver “volgarizzato” le idee di Keynes con la sintesi neoclassica.

La cosa interessante è che se proprio vai a studiare e leggere per bene Keynes scopri che l’economista inglese prescriveva la spesa in deficit durante la crisi per incrementare la domanda aggregata, sfruttare la piena capacità produttiva e tornare ad un livello di piena occupazione (non sto dicendo che avesse ragione eh!) mentre poi, nel periodo di vacche grasse, lo Stato doveva condurre bilanci in surplus per ripianare il debito.

Va a finire che pure Keynes era nella cricca dei maestri occulti del Vero Potere. Ma forse no: Keynes era tra i buoni, anzi era….

Superman....

«A fornire un impianto scientifico economico a questo fermento eccezionale erano le idee in particolare di un economista inglese di nome John Maynard Keynes. Keynes aveva partorito veramente un altro mondo possibile, aveva pensato a tutto con una competenza e con un rigore accademico encomiabili, ed ebbe giustamente un grande successo per qualche anno in buona parte del mondo, influenzando schiere di economisti e relativi governi." »

Chi ha distrutto il sogno? Chi ha impedito il paradiso terrestre keynesiano?


...contro Lex Luthor

«in Europa i primi sommovimenti (contro il paradiso di Keynes nota mia) in questo senso avvennero attorno a una fondazione oscura di cui quasi nessuno conosce il nome: la Mont Pèlerin Society. Fondata nel 1947 dall’economista austriaco Friedrich Hayek, essa raccolse le idee che avrebbero poi guidato le successive fasi del piano di distruzione di Stati, leggi e cittadini e incoraggiato la nascita di altre Think Tanks (centri di studio) raccoglitrici sia di fondi che di cervelli, fra cui svettano ancora oggi l’Institute for Economic Affairs e l’Adam Smith Institute di Londra."
[..]
"Già allora Hayek immaginava il suo lavoro come quello di chi deve colonizzare capillarmente con le proprie idee il mondo universitario, i media, i governi e ilsettore privato."
»

Infatti ricordiamo migliaia di accademici hayekiani e pochi, sparuti, keynesiani che mai hanno facoltà di parola.

Pr finire (ok era in apertura ma passatemelo).... invettiva contro la Scuola Austriaca, che ci sta sempre bene.


"A ciò si aggiunge l’influenza della scuola economica austriaca estrema dei Libertari, il cui nome più noto fu Ludwig Von Mises, che sono dei perniciosi lobbisti che mirano in sostanza a un mondo di estremismo nel Libero Mercato caratterizzato dalla sostanziale scomparsa di tutto ciò che è regola dello Stato, e soprattutto delle tasse. Essi soffiano sul fuoco di paglia del signoraggio proprio per arrivare a questo fine, e infatti i signoraggisti finiscono invariabilmente con lo sbraitare la storia (falsa, si veda in seguito) che noi cittadini dobbiamo ripianare l’enorme debito del signoraggio con le nostre tasse. Questo mi preoccupa molto".

AMEN

Non è però finita! Credevate fosse finita, vero?

Barnard e il complottismo

Barnard non è complottista. Barnard odia i complottisti perché impediscono di ricercare la verità "vera" e documentabile.

«La faccio breve: se anche solo una frazione delle “prove schiaccianti” dei complottisti fosse stata credibile, i signori Tarpley, Walter, Mazzucco, Chiesa e soci si sarebbero trovati otto minuti dopo a galleggiare a faccia in giù nell’Hudson o nel Tevere. Ma sono tutti vivi, anzi, stanno benissimo. La cronaca nera internazionale ci ha insegnato che sono regolarmente morti tanti testimoni scomodi di crimini politici ben inferiori a questo (Ustica docet). Ma non loro.


Vi sembra possibile?Concludo. Se fino a oggi siamo riusciti a convincere quelle poche persone della necessità di opporsi ai disegni criminali delle oligarchie neoliberali nel mondo, lo dobbiamo al lavoro paziente e preciso, costante e dotto, pacato e realistico di tanti attivisti e giornalisti seri che sanno leggere la realtà dei fatti, e non ai roghi laici e ai linciaggi emozionali dell’esercito dei complottisti sgangherati e dei loro seguaci acritici.
»


Ma quello era il vecchio Barnard, quello che non aveva ancora studiato economia. Questo è invece il nuovo Barnard... in merito a tangentopoli



«Era il 17 febbraio del 1992, Mario Chiesa viene arrestato a Milano per dare il via alla celeberrima stagione di Tangentopoli. Da quei giorni, e in pochi mesi, un’intera classe politica italiana viene spazzata via dal...le inchieste di Di Pietro e soci. Come mi disse personalmente l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, in realtà l’impeto che mosse quella rivoluzione veniva dagli imprenditori che si autodenunciavano ai magistrati pur di smettere di pagare tangenti ai socialisti e democristiani. Due partiti che, come d'altronde tutto l’apparato politico italiano, avevano una caratteristica in comune: erano intrisi di statalismo fino al collo, cioè erano nati e cresciuti nella pratica di usare prebende ed elargizioni di Stato per comprarsi il consenso degli elettori.


Qualcosa che goffamente e truffaldinamente assomigliava però troppo al modello di Stato a moneta sovrana che spende a deficit per creare ricchezza fra i cittadini. Infatti l’Italia degli anni ’80 era sì un Paese ad alta inflazione e debito, ma era uno dei luoghi più ricchi della Terra, la cui ricchezza ancora oggi nutre una fetta enorme di società civile."
»

Eravamo governati da una manica di ladri ma avevano dilatato il debito pubblico all’inverosimile e portato l’inflazione a due cifre e quindi ci avevano reso tutti più ricchi. W Craxi, Andreotti e Forlani!


Ma poi intervenne il Vero Potere e....


«Riassumendo: gli anni ’90 vedono divenire realtà l’Unione Europea sovranazionale, l’Unione Monetaria – cioè l’Anti Stato per eccellenza sognato dal Vero Potere; contemporaneamente in Italia lo Stato di allora viene spazzato via da Tangentopoli – dove alcuni magistrati acquisiscono di colpo un potere inaudito nel nostro Paese che ancora rimane inspiegato; nell’arco di pochi mesi una classe politica italiana, oggi riconducibile al centrosinistra, si getta nelle privatizzazioni, cioè nella svendita ai privati di capitali immensi edificati con decenni di lavoro per il bene comune dei cittadini italiani. »



Ma questo non è..... orrore orrore….complottismo?


«Ora, lungi da questa narrazione ogni accenno al complottismo, poiché qui sono i dati a parlare, ma un osservatore di queste realtà sarebbe sciocco se perlomeno non si facesse qualche domanda. Per esempio: perché quegli imprenditori accettarono di entrare nel tunnel delle inchiesta giudiziarie dopo anni di tranquillo e profittevole status quo? Era poi così vero che il gioco era divenuto troppo esoso? O forse qualche altra contropartita gli fu offerta per scardinare l’Italia di allora? E chi gliela offrì? In un Paese come l’Italia dove ogni singola inchiesta che scotta fu di regola trasferita da procure ostili a quelle amiche, e ancora oggi accade, cosa impedì ai colossi politici DC e PSI di strozzare Tangentopoli? Chi gli levò il tappeto da sotto i piedi proprio in quel momento? Chi permise a un nugolo di razzisti della Padania di espandersi a macchia d’olio in pochi mesi, per creare poi il consenso popolare della parte ricca d’Italia alle inchieste di Di Pietro e compagni? E’ solo un caso che la Germania sia di fatto il punto di riferimento, cioè il partner commerciale privilegiato, del separatismo di Bossi? E’ solo un caso che così pochi imprenditori strozzati dalle tangenti del PCI (e chi come l’autore è nato a Bologna sa di cosa si parla) si fecero avanti? Oppure questo è spiegabile dal fatto che quel partito era già stato prescelto dalla finanza internazionale per divenire, con il lifting del centrosinistra, il suo interlocutore privilegiato in Italia? E’ un caso che quanto appena detto sia accaduto davvero?" »


Mi raccomando.. questo non è complottismo.. parlano i dati!

Laissez faire all'italiana

Si racconta che Jean Baptiste Colbert, Ministro delle Finanze francesi durante il regno di Luigi XIV, avesse chiamato a raccolta i più influenti mercanti francesi per chiedere loro che cosa potesse fare il governo per aiutarli. Uno dei mercanti più influenti, chiamato Legendre, rispose al Ministro: «Nous laissez faire», letteralmente “lasciateci fare”.

Per un qualche strano motivo siamo abituati a pensare che capitalisti ed imprenditori siano favorevoli al libero mercato e contrari a qualsiasi tipo di ingerenza da parte dello stato. L’idea è che capitalisti ed imprenditori, in un mercato libero da interventi statali, possano fare il bello ed il cattivo tempo, realizzare profitti inimmaginabili, come uno squalo calato in un allevamento di pesci.

Niente di più falso!

Gli imprenditori, non tutti sia chiaro, sono terrorizzati – ripeto terrorizzati – dal mercato libero. Ripetiamolo ancora una volta: t e r r o r i z z a t i. Sapete perché?

Richard Cantillon è stato forse il primo economista a teorizzare la figura dell’entrepreneur, descrivendolo come colui che a fronte di costi “certi” si sobbarcava il rischio di vendere, in un tempo futuro, a prezzi “incerti”. Gli imprenditori, ovvero la traduzione italiana del termine entrepreneur, sarebbero quindi quelli che dirigono la produzione ed il commercio sopportandone i rischi.

Tutto il contrario degli imprenditori nostrani e mi riferisco in particolare ai grossi imprenditori che sono membri di Confindustria.

I “nostri” non dormono la notte pensando di vendere a “prezzi incerti”, sono terrorizzati dal pensiero di una concorrenza che possa far calare i profitti, di un calo delle vendite che possa portare loro delle perdite. Sopportare il rischio? Ma scherziamo?

Gli imprenditori italiani odiano il mercato libero. Vogliono un mercato ben regolamentato dallo stato, dove siano tutelati dalla concorrenza italiana ed internazionale (i dazi contro i cinesi per Dio! Servono i dazi!), dove siano garantiti i profitti normali (privatizzazione dei servizi anyone?), dove un meccanismo di quote di produzione alzi il prezzo di vendita (a qualcuno è venuto in mente il latte?), dove la concessione di licenze impedisca la rottura degli oligopoli esistenti (ve li ricordate gli scioperi contro il decreto Bersani?) e dove sussidi ed incentivi garantiscano lauti profitti e lo stato socializzi le perdite.

Libero mercato? No. La filosofia dell’imprenditoria italiana è il corporativismo!

E chi è l’industria maestra della lotta corporativa? Qual è il mercato che è diventato il simbolo degli interventi statali? Ma l’automobile, no!!

La storia si ripete.

Qualche mese fa, mentre scadevano gli incentivi alla rottamazione, le vendite di automobili raggiungevano nuovamente quote record e tutti i giornali parlavano dell’industria automobilistica come del simbolo della ripresa, del settore che era riuscito prima degli altri ad uscire dalla crisi, che grazie all’intervento dello stato aveva potuto salvare migliaia di posti di lavoro.

Ovviamente anche l’ultimo dei fessi avrebbe potuto fermarsi un attimo e farsi due conti. Ma se tutti cambiano le automobili adesso e sfruttano gli incentivi, cosa succederà nei mesi che seguiranno alla scadenza degli stessi? Semplice. Siccome quelli che erano intenzionati a cambiare l’automobile hanno anticipato la loro decisione, questo significa che nei mesi successivi vi sarà un periodo di magra e le vendite saranno ancora più basse rispetto al livello che avrebbero avuto in assenza di incentivi. Se di 100 famiglie che volevano cambiare automobile a luglio 2010, 50 hanno deciso di anticipare l’acquisto a dicembre 2009, a luglio le vendite caleranno a 50 invece che a 100.

Semplice, no? Pare di no. Dichiara Pavan Bernacchi (questo cognome non vi ricorda un certo banchiere centrale?), presidente di Federauto (toh una corporazione!):

«Servirebbe che il Presidente del Consiglio prendesse in mano la situazione. Un altro: "Ghe pensi mì". Da un lato rinnovando dei bonus pluriennali per svecchiare il parco auto e incentivare le vetture a basso impatto ambientale; in primis quelle alimentate a GPL e a Metano»

Eh certamente! Questa gente vorrebbe il futuro garantito per legge, con lo stato che, in un modo o nell’altro, fa in modo che abbiano sempre vendite record e profitti alle stelle. Incentiviamo le auto a basso impatto ambientale! Prendete la vostra automobile nuova di tre mesi e rottamatela per comprarne una a GPL o metano! Non fatelo per la Fiat ma per l’ambiente, per Madre Terra!

E infine, rullo di tamburi, il piagnisteo preferito dai corporativisti:

secondo Ferauto lo Stato introiterà circa 2 miliardi di imposte a vario titolo in meno, i concessionari devono agire sui costi del personale sopprimendo circa 15.000 posti di lavoro, cui se ne aggiungeranno almeno 30.000 dell'indotto...


I posti di lavoro? Mica vorremo sopprimere migliaia di posti di lavoro! Il governo deve fare qualcosa.

Sono passati più di trecento anni da quando Legendre e Colbert si scambiavano quelle battute ed ora il ruolo si è ribaltato. Adesso sono gli imprenditori a correre dal governo e chiedere aiuti, incentivi e sussidi ed il governo non può che rispondere: “tu garantiscimi i voti e poi…. Lassa fa”

Apologia dello speculatore

Il prezzo della benzina aumenta. Colpa degli speculatori. Il prezzo del petrolio sale alle stelle. Sono stati gli speculatori al rialzo. La Grecia rischia la bancarotta e l’euro precipita. Chi è stato? Sempre loro, gli speculatori.

Dalla notte dei tempi i nostri buoni governanti hanno sempre cercato di portare il massimo benessere ai loro popoli e senza dubbio vi sarebbero riusciti se l’avidità di pochi uomini non li avesse ostacolati in questa missione civilizzatrice.

Meschini individui che non producono nulla per la società, utilizzando il vil denaro non già per il benessere collettivo ma per arricchirsi, spingendo i prezzi ora alle stelle, ora a terra, realizzando guadagni faraonici, rovinando intere nazioni, distruggendo il mondo.

Ecco cosa sono gli speculatori: i distruttori del mondo!

Bene. Quelle che ho scritto sono ovviamente una marea di cavolate ed ora vi spiegherò il perché.

Da che mondo è mondo vorremmo poter vendere le nostre merci al prezzo più alto possibile e comprare a prezzi stracciati ciò di cui abbiamo bisogno. Vi è però un conflitto di interessi che per lungo tempo, nella storia del pensiero economico, è parso irrisolvibile. Si pensava infatti che le merci avessero un qualche valore oggettivo e che gli scambi equi fossero tra merci di pari valore. Se è così come fa il mercante a vendere la merce a prezzi diversi e realizzare un profitto? Ma è ovvio! Comprandola a meno del suo valore e rivendendola a prezzo maggiorato con quel meccanismo denunciato da Marx nel Capitale: D-M-D’ (1).

Ovviamente era la premessa ad essere sbagliata: lo scambio avviene non perché il valore delle merci sia uguale ma perché soggettivamente ognuno valuta ciò che riceve più di quanto dà in cambio. Qual è allora il ruolo del prezzo di mercato?

Come suggeriva Friedrich Hayek il ruolo dei prezzi è quello di diffondere le informazioni, che per loro natura sono frammentarie e disperse, e coordinare le azioni individuali. Ad esempio se viene scoperto un nuovo ed efficiente impiego dello stagno in una linea produttiva, l’aumento della domanda, a parità di altre condizioni, ne farà incrementare il prezzo. Come risultato alcuni utilizzi imprenditoriali del metallo non saranno più profittevoli (sono aumentati i costi) e verranno abbandonati.

Non importa quale sia il motivo per cui la domanda di stagno è aumentata, ciò che conta è che il suo prezzo ha segnalato al resto dei mercati (non solo quindi a quello dello stagno) che la disponibilità di quel metallo è diminuita. Le persone che conoscono la causa di ciò che è accaduto sono solo poche decine ma l’aumento del prezzo dello stagno spingerà il resto degli individui a farne un uso più parsimonioso. In pratica, secondo Hayek, il sistema dei prezzi di mercato tende a muovere l’economia nella giusta direzione.

In un mercato libero siamo tutti quanti degli speculatori. Quando al supermercato compriamo il parmigiano in offerta anche se non ne abbiamo immediato bisogno, quando ci spostiamo di diversi km per fare il pieno di benzina, quando mettiamo da parte del denaro per pagare l’università ai nostri figli.

Infatti lo speculatore è colui il quale si fa delle opinioni sul futuro incerto (es. il prezzo di una merce sarà più alto di oggi) ed agisce oggi per avere un guadagno se le sue previsioni si dimostreranno esatte. In questo senso ogni attore economico è uno speculatore in quanto, come scriveva Mises, l'azione umana è sempre diretta verso il futuro che è di per sé sconosciuto e quindi incerto. Ogni genere di investimento è quindi una forma di speculazione.

Siamo tutti speculatori quindi ma c’è chi, parafrasando Orwell, è più speculatore di altri. Quando si parla di speculazione finanziaria, infatti, non si punta il dito contro la casalinga che compra le patate in offerta ma contro l’affarista che sposta enormi capitali in borsa e che, secondo l’opinione comune, è la causa primaria delle crisi finanziarie.

Questi speculatori coordinano il mercato nel tempo (e sono quindi da elogiare) oppure sono solo dei giocatori d’azzardo?

Eh sì perché se è vero che la speculazione può spingere l’economia nella giusta direzione, tuttavia abbiamo esperienze continue di bolle finanziarie che si gonfiano e scoppiano l’una dopo l’altra, arricchendo sempre i soliti noti che paiono quasi comandarle con la bacchetta magica.

Che cosa succede? Uno speculatore può sbagliare la sua previsione, ci mancherebbe, ma quando si gonfia una bolla sono in tantissimi a “sbagliare” e nel farlo spingono l’economia nella direzione sbagliata.

Ciò che accade è che i prezzi degli asset finanziari non sono affatto dei prezzi di mercato.

In un mondo dove la moneta è tale per decreto, in cui le banche centrali possono creare dal nulla trilioni di dollari oppure di euro, in cui le banche possono moltiplicarli con il meccanismo del credito frazionario ed in cui nella maggior parte dei casi Stati e banche non pagano le conseguenze delle loro scelte sbagliate ma vengono sempre salvati (sono too big to fail) , i mercati finanziari sono diventati un gigantesco casinò dove il banco assicura vincite miliardarie ai propri amici e fa pagare conti salatissimi a tutti gli altri, anche quelli che nel casinò non ci sono mai entrati.

Quando uno speculatore sa che se ha ragione vince lui e se ha torto pagano altri ecco che sarà incentivato ad effettuare le scommesse più rischiose ed a creare situazioni altamente instabili ed incerte ma che possono portare a guadagni più alti. Diventa quindi più utile cercare di disequilibrare i mercati creando divergenze di prezzo a tavolino che non puntare su quelle reali.

I più grandi speculatori di questo mercato malato sono….. gli Stati! Politici di ogni schieramento e formazione politica che guardano solo al breve termine (alla loro rielezione) sono i primi a sfruttare il fatto di non dover pagare le conseguenze delle proprie azioni. Abbiamo così sindaci e presidenti di regione che giocano con i derivati e governi che elargiscono pensioni, appalti e stipendi indebitando i loro cittadini.

Quando oggi si dice che è in corso una guerra tra Stati (buoni) e Mercati finanziari (cattivi) non credete a questa bugia. E’ in corso una gigantesca guerra tra bande di criminali su chi debba poter utilizzare le scialuppe di salvataggio a bordo del Titanic mentre la nave affonda e tutti gli altri passeggeri attendono l’arrivo del Carpathian al suono dei violini.



(1) Secondo Marx il capitalista utilizza il denaro D per acquistare la merce M e rivenderla al prezzo D’ che è maggiore di D, realizzando quindi un profitto.