A volte ritornano - documento degli economisti 2011

Preparate salatini e pop corn che iniziamo la lettura

Per un cambiamento della  politica economica in Italia ed Europa che rilanci domanda,
 sviluppo e occupazione

In questi ultimi dieci anni i governi italiani hanno beneficiato di tassi di interesse ridicolmente bassi per rifinanziare il debito pubblico. Invece di approfittarne per sistemare i conti, i governi si sono comportati in maniera irresponsabile (avevate dubbi?) ed hanno fatto esplodere il debito pubblico (era circa 1300 miliardi nel 2000, ora è di circa 1900).
E questi economisti chiedono un cambiamento “che rilanci la domanda”. Scommettiamo che la ricetta è che lo Stato la rilanci a suon di debito pubblico ed il ruolo della BCE sarà quello di stampare denaro fresco e comprarselo per non far alzare lo spread? 

In questo difficile momento il paese ha bisogno di un governo autorevole che agisca con determinazione sia all’interno che nel quadro europeo e globale. Pur non nascondendo le gravi responsabilità che competono a buona parte della classe dirigente nazionale per non aver saputo attuare politiche che favorissero lo sviluppo del paese, la stagnazione dell’economia italiana nell’ultima decade trova la sua principale spiegazione nell’ambito del contesto macroeconomico europeo, e in particolare nell’assenza, nella costruzione dell’Unione Monetaria, di un quadro di politiche fiscali e monetarie coordinate volte alla crescita, alla piena occupazione, all’equilibrio commerciale fra gli stati membri, e a una maggiore equità distributiva nei paesi e fra i paesi.

Nell’ultimo decennio l’Italia è praticamente ultima al mondo per crescita economica: tutte le altre nazioni europee hanno fatto molto meglio. Ora volete venirmi a dire che la colpa non è della vergognosa classe politica che ha governato in Italia in questi anni ma del contesto macroeconomico europeo? E perchè noi abbiam fatto peggio degli altri mentre per anni i nostri politici hanno sostenuto il contrario?

La crisi europea e il suo aggravamento, in particolare con l’attacco ai titoli del debito pubblico italiano, trovano la loro origine in questa assenza e sono solo parzialmente riconducibili alla progressiva caduta di credibilità del governo sinora in carica.

... sì avevamo un governo inguardabile, che non ha mantenuto nessuna delle promesse che aveva fatto, in cui il Presidente aveva in testa solo due cose e la seconda erano i suoi processi. Però, pensandoci bene, non è colpa loro ma della Germania!

La mancata iscrizione tra i compiti della Banca Centrale Europea del tradizionale ruolo di prestatore di ultima istanza nei confronti dei debiti sovrani ha contribuito ad esporre all’attacco i titoli del debito italiano e di altri paesi europei.

E pure della BCE, che dovrebbe sbattersene dei trattati  e fare  come la Fed , ovvero stampare tutto il denaro che serve per comprare  i titoli di debito sovrano dei paesi in difficoltà. Così giù gli spread e avremmo risolto tutti i nostri problemi!  Guardate come ha funzionato bene per Stati Uniti e Giappone!

Le misure intraprese dai paesi dell’Eurozona per sostenere i debiti sovrani, e in primo luogo il cosiddetto Fondo Salva-Stati, risultano del tutto insufficienti anche per i debiti delle economie più piccole, e a maggior ragione per quelli dei paesi più grandi. Per di più le misure di restrizione dei bilanci pubblici che vengono richieste in cambio di quegli aiuti hanno aggravato la recessione e la stessa crisi finanziaria nei paesi beneficiari. Attualmente l’Eurozona è senza una bussola. Per l’opposizione del paese più forte, nell’ultima riunione del G-20 essa ha persino respinto la proposta di una emissione di Diritti Speciali di Prelievo da parte del Fondo Monetario Internazionale a sostegno dei debiti sovrani sotto attacco. Sono in gioco la sopravvivenza dell’Unione Monetaria e del Mercato Unico, e la stabilità economica europea e globale.

E’ tutta colpa della Germania! Ve lo abbiamo già detto!

I firmatari di questo appello ritengono che la grave situazione attuale nelle sue cause contingenti e di lungo periodo non possa essere affrontata se non nel quadro di un progressivo mutamento dell’insieme delle politiche economiche europee, fatte salve le azioni di politica economica che l’Italia deve intraprendere al suo interno. Siamo per un più pieno coordinamento delle politiche fiscali, monetarie e salariali in Europa, che includa a pieno titolo la piena occupazione fra gli obiettivi. Per questo siamo fermamente contrari alla iscrizione nelle Costituzioni nazionali della clausola del pareggio del bilancio pubblico.
Siccome non possiamo più fare come una volta a rendere le nostre aziende “competitive” svalutando la nostra moneta ed allo stesso tempo non possiamo andare dalle parti sociali e proporre di tagliare i salari del 20%, dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo. Lo chiamiamo “coordinamento delle politiche fiscali e monetarie” una bella locuzione ampollosa per dire che vogliamo ridurre i salari reali dei paesi in crisi a suon di inflazione.
In queste circostanze riteniamo che il nuovo esecutivo debba rapidamente muoversi nelle sedi europee appropriate, con la necessaria determinazione e le necessarie alleanze politiche, per ottenere una garanzia ferma e illimitata della BCE sul debito sovrano italiano e degli altri paesi dell’Eurozona, volto a ricondurre i tassi di interesse ai livelli pre-crisi -intervento da tempo sostenuto anche dall’Amministrazione americana e da molti autorevoli economisti di diverso orientamento teorico.

Però io mi ricordo che nell’appello del 2006 voi stessi scrivevate:

In primo luogo, l’unificazione monetaria europea e la presenza di un mercato finanziario integrato hanno fortemente ridimensionato i differenziali tra i tassi d’interesse dei paesi membri, e non sussiste alcun motivo tecnicamente plausibile per attendersi incrementi significativi e duraturi di tali differenziali. Qualsiasi riferimento ad eventuali reazioni avverse da parte dei mercati andrebbe pertanto seriamente argomentato sul piano tecnico-scientifico, anziché essere semplicisticamente evocato.

Come mai adesso dobbiamo usare le “necessarie alleanze politiche” per riportare i tassi di interesse sul debito “a livello pre crisi” quando nel 2006 chi evocava “eventuali reazioni avverse del mercato” era un pazzo perchè non c’erano “motivi tecnicamente plausibili per attendersi incrementi significativi e duraturi di tali differenziali?”

Riteniamo, anche in questo caso con il conforto di opinioni diffuse tra gli economisti, che politiche di riduzione dei debiti pubblici siano in questa fase controproducenti, e reputiamo quindi che la richiesta nei riguardi della BCE vada accompagnata da un impegno non già all’abbattimento, ma bensì alla stabilizzazione del rapporto debito pubblico/Pil in Italia e negli altri paesi in difficoltà.

Altri economisti però la pensano in maniera diversa e non capisco perchè dovremmo fidarci di voi che non ne azzeccate mai una?

Un nuovo esecutivo, tecnico o politico, che si configurasse invece come mero esecutore delle richieste europee, quali espresse nelle scorse settimane, determinerebbe un aggravamento della crisi economica e finanziaria in Italia e in Europa, con devastanti conseguenze sociali e l’insostenibilità degli attuali accordi, monetari e commerciali, nell’UE. Fermo nella denuncia di tali pericoli, il Governo italiano si dovrebbe pertanto fare promotore in ambito europeo e del G-20 di politiche fiscali, monetarie e salariali concertate volte al rilancio della domanda aggregata, in particolare da parte dei paesi in forte avanzo commerciale.

Ovvero... la colpa è della Germania! Lo volete capire?

La riduzione dei tassi, accompagnata dall’impegno alla stabilizzazione del rapporto debito/Pil, nel quadro di politiche internazionali espansive libererebbe nel nostro paese risorse per la crescita sia dal lato del sostegno della domanda interna che del rilancio della competitività.

La BCE stampa denaro e si compra il nostro debito pubblico, il governo spende in tranquillità e con un (bel) po’ di inflazione si torna ad essere competitivi. Vi piace la ricetta?
E ora, dopo tutto questo gergo pseudo-economico che la casalinga di Voghera non capisce, mettiamoci un po’ di sana retorica populista che fa sempre bene.

Riteniamo in particolare che tali risorse - assieme a quelle che dovranno provenire da una seria lotta all’evasione fiscale, da un'imposta che colpisca i patrimoni su base regolare e annua e non una tantum, e dalla razionalizzazione della spesa pubblica (inclusi i costi della politica) - vadano prioritariamente destinate alla riduzione del carico fiscale sul lavoro, con un aumento dei salari netti, al sostegno di istruzione, ricerca e cultura, all’aumento degli investimenti per l’industria pubblica e il Mezzogiorno, alla difesa dell’ambiente, all’efficienza della giustizia e della pubblica amministrazione, alla difesa della legalità.

É la solita solfa generica con in più una bella patrimoniale permanente che attira molto perchè a prima vista sembra che a pagare saranno altri. Poi magari non sarà così.
In sintesi questi signori nel 2006 invitavano Prodi a non cercare di ridurre il debito pubblico perchè oramai eravamo nell’euro e quindi tassi di interesse sarebbero rimasti per sempre bassi, nel 2008 sostenevano che la crisi, oltre ad essere già allora colpa della Germania, era dovuta alla mancanza di “una spugna mondiale che assorbisse la produzione” e quindi il governo avrebbe dovuto spendere di più e fare deficit. Ora tornano di nuovo alla carica per dirci che Berlusconi era un ragazzaccio ma comunque la colpa ..... rimane della Germania!

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