Ricordate? Sono tornati.
Preparate salatini e pop corn che
iniziamo la lettura
Per un cambiamento della politica
economica in Italia ed Europa che rilanci domanda,
sviluppo e occupazione
In questi ultimi dieci anni i
governi italiani hanno beneficiato di tassi di interesse ridicolmente bassi per
rifinanziare il debito pubblico. Invece di approfittarne per sistemare i conti,
i governi si sono
comportati in maniera irresponsabile (avevate dubbi?) ed hanno fatto
esplodere il debito pubblico (era circa 1300 miliardi nel 2000, ora è di circa
1900).
E questi economisti chiedono un cambiamento “che rilanci la domanda”.
Scommettiamo che la ricetta è che lo Stato la rilanci a suon di debito pubblico
ed il ruolo della BCE sarà quello di stampare denaro fresco e comprarselo per
non far alzare lo spread?
In
questo difficile momento il paese ha bisogno di un governo autorevole che
agisca con determinazione sia all’interno che nel quadro europeo e globale. Pur
non nascondendo le gravi responsabilità che competono a buona parte della
classe dirigente nazionale per non aver saputo attuare politiche che
favorissero lo sviluppo del paese, la
stagnazione dell’economia italiana nell’ultima decade trova la sua principale
spiegazione nell’ambito del contesto macroeconomico europeo, e in
particolare nell’assenza, nella costruzione dell’Unione Monetaria, di un quadro
di politiche fiscali e monetarie coordinate volte alla crescita, alla piena
occupazione, all’equilibrio commerciale fra gli stati membri, e a una maggiore
equità distributiva nei paesi e fra i paesi.
Nell’ultimo decennio l’Italia è praticamente
ultima
al mondo per crescita economica: tutte le altre nazioni europee hanno fatto
molto meglio. Ora volete venirmi a dire che la colpa non è della vergognosa classe
politica che ha governato in Italia in questi anni ma del contesto
macroeconomico europeo? E perchè noi abbiam fatto peggio degli altri mentre per
anni i nostri politici hanno sostenuto il
contrario?
La
crisi europea e il suo aggravamento, in particolare con l’attacco ai titoli del debito pubblico italiano, trovano la loro origine in questa assenza e sono solo parzialmente riconducibili alla
progressiva caduta di credibilità del governo sinora in carica.
... sì avevamo un governo
inguardabile, che non ha mantenuto nessuna delle promesse che aveva fatto, in
cui il Presidente aveva in testa solo due cose e la seconda erano i suoi
processi. Però, pensandoci bene, non è colpa loro ma della Germania!
La
mancata iscrizione tra i compiti della Banca Centrale Europea del tradizionale
ruolo di prestatore di ultima istanza nei confronti dei debiti sovrani ha
contribuito ad esporre all’attacco i titoli del debito italiano e di altri
paesi europei.
E pure della BCE, che dovrebbe sbattersene
dei trattati e fare come la Fed , ovvero stampare tutto il denaro
che serve per comprare i titoli di
debito sovrano dei paesi in difficoltà. Così giù gli spread e avremmo risolto
tutti i nostri problemi! Guardate come
ha funzionato bene per Stati Uniti e Giappone!
Le misure intraprese dai paesi
dell’Eurozona per sostenere i debiti sovrani, e in primo luogo il cosiddetto
Fondo Salva-Stati, risultano del tutto insufficienti anche per i debiti delle
economie più piccole, e a maggior ragione per quelli dei paesi più grandi. Per
di più le misure di restrizione dei bilanci pubblici che vengono richieste in
cambio di quegli aiuti hanno aggravato la recessione e la stessa crisi
finanziaria nei paesi beneficiari. Attualmente l’Eurozona è senza una bussola.
Per l’opposizione del paese più forte,
nell’ultima riunione del G-20 essa ha persino respinto la proposta di una
emissione di Diritti Speciali di Prelievo da parte del Fondo Monetario
Internazionale a sostegno dei debiti sovrani sotto attacco. Sono in gioco la
sopravvivenza dell’Unione Monetaria e del Mercato Unico, e la stabilità
economica europea e globale.
E’ tutta colpa della Germania! Ve lo abbiamo già detto!
I
firmatari di questo appello ritengono che la grave situazione attuale nelle sue
cause contingenti e di lungo periodo non possa essere affrontata se non nel
quadro di un progressivo mutamento dell’insieme delle politiche economiche
europee, fatte salve le azioni di
politica economica che l’Italia deve intraprendere al suo interno.
Siamo per un più pieno coordinamento
delle politiche fiscali, monetarie e salariali in Europa, che includa a
pieno titolo la piena occupazione fra gli obiettivi. Per questo siamo
fermamente contrari alla iscrizione nelle Costituzioni nazionali della clausola
del pareggio del bilancio pubblico.
Siccome non possiamo più fare come
una volta a rendere le nostre aziende “competitive” svalutando la nostra moneta
ed allo stesso tempo non possiamo andare dalle parti sociali e proporre di
tagliare i salari del 20%, dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo. Lo chiamiamo “coordinamento
delle politiche fiscali e monetarie” una bella locuzione ampollosa per dire che
vogliamo ridurre i salari reali dei paesi in crisi a suon di inflazione.
In
queste circostanze riteniamo che il nuovo esecutivo debba rapidamente muoversi
nelle sedi europee appropriate, con la necessaria determinazione e le
necessarie alleanze politiche, per ottenere una garanzia ferma e illimitata
della BCE sul debito sovrano italiano e degli altri paesi dell’Eurozona, volto a ricondurre i tassi di interesse ai
livelli pre-crisi -intervento da tempo sostenuto anche dall’Amministrazione
americana e da molti autorevoli economisti di diverso orientamento teorico.
Però io mi ricordo che nell’appello del 2006 voi
stessi scrivevate:
In primo luogo, l’unificazione monetaria europea e la presenza di un
mercato finanziario integrato hanno fortemente ridimensionato i differenziali
tra i tassi d’interesse dei paesi membri, e non sussiste alcun motivo tecnicamente plausibile per attendersi
incrementi significativi e duraturi di tali differenziali. Qualsiasi riferimento ad eventuali reazioni
avverse da parte dei mercati andrebbe pertanto seriamente
argomentato sul
piano tecnico-scientifico, anziché essere semplicisticamente evocato.
Come mai adesso dobbiamo usare le
“necessarie alleanze politiche” per riportare i tassi di interesse sul debito “a
livello pre crisi” quando nel 2006 chi evocava “eventuali reazioni avverse del
mercato” era un pazzo perchè non c’erano “motivi tecnicamente plausibili per
attendersi incrementi significativi e duraturi di tali differenziali?”
Riteniamo,
anche in questo caso con il conforto di opinioni diffuse tra gli economisti,
che politiche di riduzione dei debiti pubblici siano in questa fase
controproducenti, e reputiamo quindi che la richiesta nei riguardi della BCE
vada accompagnata da un impegno non già all’abbattimento, ma bensì alla
stabilizzazione del rapporto debito pubblico/Pil in Italia e negli altri paesi
in difficoltà.
Altri
economisti però la pensano in maniera diversa e non capisco perchè dovremmo
fidarci di voi che non ne azzeccate mai una?
Un
nuovo esecutivo, tecnico o politico, che si configurasse invece come mero
esecutore delle richieste europee, quali espresse nelle scorse settimane,
determinerebbe un aggravamento della crisi economica e finanziaria in Italia e
in Europa, con devastanti conseguenze sociali e l’insostenibilità degli attuali
accordi, monetari e commerciali, nell’UE. Fermo nella denuncia di tali
pericoli, il Governo italiano si dovrebbe pertanto fare promotore in ambito
europeo e del G-20 di politiche fiscali, monetarie e salariali concertate volte
al rilancio della domanda aggregata, in
particolare da parte dei paesi in forte avanzo commerciale.
Ovvero... la colpa è della
Germania! Lo volete capire?
La
riduzione dei tassi, accompagnata dall’impegno alla stabilizzazione del
rapporto debito/Pil, nel quadro di politiche internazionali espansive
libererebbe nel nostro paese risorse per la crescita sia dal lato del sostegno
della domanda interna che del rilancio della competitività.
La BCE stampa denaro e si compra
il nostro debito pubblico, il governo spende in tranquillità e con un (bel) po’
di inflazione si torna ad essere competitivi. Vi piace la ricetta?
E ora, dopo tutto questo gergo
pseudo-economico che la casalinga di Voghera non capisce, mettiamoci un po’ di
sana retorica populista che fa sempre bene.
Riteniamo
in particolare che tali risorse - assieme a quelle che dovranno provenire da
una seria lotta all’evasione fiscale,
da un'imposta che colpisca i patrimoni
su base regolare e annua e non una tantum, e dalla razionalizzazione della
spesa pubblica (inclusi i costi della
politica) - vadano prioritariamente destinate alla riduzione del carico
fiscale sul lavoro, con un aumento dei salari netti, al sostegno di istruzione,
ricerca e cultura, all’aumento degli investimenti per l’industria pubblica e il
Mezzogiorno, alla difesa dell’ambiente, all’efficienza della giustizia e della
pubblica amministrazione, alla difesa della legalità.
É la solita solfa generica con
in più una bella patrimoniale permanente che attira molto perchè a prima vista sembra
che a pagare saranno altri. Poi
magari non sarà così.
In sintesi questi signori nel 2006 invitavano Prodi a
non cercare di ridurre il debito pubblico perchè oramai eravamo nell’euro e
quindi tassi di interesse sarebbero rimasti per sempre bassi, nel 2008 sostenevano che la
crisi, oltre ad essere già allora colpa della Germania, era dovuta alla
mancanza di “una spugna mondiale che assorbisse la produzione” e quindi il
governo avrebbe dovuto spendere di più e fare deficit. Ora tornano di nuovo
alla carica per dirci che Berlusconi era un ragazzaccio ma comunque la colpa
..... rimane della Germania!
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