Nell'articolo su Bloomberg viene fatta anche un'altra affermazione riguardo l'inflazione.
L’inflazione fa aumentare la domanda aggregata e quindi aiuta l’economia ad uscire dalla crisi
La base teorica è quella keynesiana: la crisi è provocata da un calo della domanda aggregata ovvero da un calo dei consumi. La gente non spende ed aumenta i suoi risparmi per ripagare i debiti oppure per salvaguardarsi da un futuro incerto. I keynesiani però avvertono che questo comportamento, a causa del paradosso del risparmio, getta l’economia in una spirale negativa.
L’unica soluzione è quindi stimolare la domanda aggregata e l’inflazione è uno dei mezzi per farlo.
Nel 1912 Ludwig Von Mises aveva però già analizzato quali sono le tappe di una politica inflazionistica sostenuta (1) e soprattutto qual è il suo punto di arrivo.
Prima tappa
Se diamo uno sguardo alla situazione attuale ci troviamo proprio in questa fase.
La Fed, a partire dall’agosto scorso, ha inondato di carta il sistema bancario, a suon di salvataggi, facendo schizzare alle stelle la base monetaria.
L’inflazione fa aumentare la domanda aggregata e quindi aiuta l’economia ad uscire dalla crisi
[L’inflazione] potrebbe anche aiutare l’economia incoraggiando gli Americani a spendere ora invece che più tardi, quando i prezzi saliranno.
La base teorica è quella keynesiana: la crisi è provocata da un calo della domanda aggregata ovvero da un calo dei consumi. La gente non spende ed aumenta i suoi risparmi per ripagare i debiti oppure per salvaguardarsi da un futuro incerto. I keynesiani però avvertono che questo comportamento, a causa del paradosso del risparmio, getta l’economia in una spirale negativa.
L’unica soluzione è quindi stimolare la domanda aggregata e l’inflazione è uno dei mezzi per farlo.
Nel 1912 Ludwig Von Mises aveva però già analizzato quali sono le tappe di una politica inflazionistica sostenuta (1) e soprattutto qual è il suo punto di arrivo.
Prima tappa
"L'ignoranza del pubblico è un fattore necessario per il buon funzionamento di una politica inflazionistica. Lo stimolo inflazionistico funziona fintanto che la casalinga pensa: "ho un disperato bisogno di una padella, però i prezzi sono troppo alti, aspetterò che scendano"
Se diamo uno sguardo alla situazione attuale ci troviamo proprio in questa fase.
La Fed, a partire dall’agosto scorso, ha inondato di carta il sistema bancario, a suon di salvataggi, facendo schizzare alle stelle la base monetaria.
I prezzi però non sono ancora aumentati (o sono aumentati di poco) proprio perché le persone stanno riducendo i consumi. Nel frattempo gli economisti, come Mankiw e Rogoff, continuano a strillare del pericolo deflazione e chiedono alla Fed di impegnarsi a produrre una significativa inflazione, perché
Ma questo è precisamente ciò che ci porta alla seconda tappa
Verrebbe da dire: Attenti a che cosa desiderate, Mankiw e Rogoff, perché potrebbe avverarsi
Se l’obiettivo della Fed è quello di distruggere i risparmi e spingere gli Americani a consumare a debito, la politica di mirare ad un’inflazione del 6% suggerita da Rogoff, è sicuramente destinata al successo, ma è un successo destinato ad avere gravi conseguenze.
Nelle parole di Mises: è il Crack up boom, Zimbabwe style.
Vi sono infine altre due affermazioni che meritano di essere confutate.
L’inflazione fa aumentare i salari
Anche questa affermazione deriva dalla teoria keynesiana.
Keynes (General Theory, Cap. 2) sosteneva infatti che
Quindi per ridurre il salario reale dei lavoratori e, di conseguenza, la disoccupazione, Keynes proponeva proprio la strada inflazionistica . Il fatto che in termini nominali i salari siano saliti non significa affatto che lo abbiano fatto anche in termini reali, come il recente studio della CGIL sui salari italiani dimostra.
L’inflazione fa aumentare le entrate fiscali
Questa affermazione è vera ma non è una buona notizia per i lavoratori. Infatti le tasse più alte sul reddito sono generate da salari reali in discesa, a causa del cosiddetto fiscal drag.
Sempre dal report della CGIL
Dalle buste paga dell’intero periodo lasciati al fisco 6.738 euro cumulati (in termini di potere d’acquisto) per lavoratore dipendente, poiché le retribuzioni nette sono cresciute 3,5 punti in meno (4,2 punti in meno per un lavoratore senza carichi familiari) delle retribuzioni di fatto lorde.
Lo Stato ha beneficiato di circa 112 miliardi di euro, tra maggiore pressione fiscale e fiscal drag.
Conclusione
Gli stessi economisti che non avevano previsto né la bolla immobiliare, né la crisi ora ci propongono una via di uscita facile, veloce e che non danneggerà quasi nessuno: la via inflazionistica.
Come abbiamo visto questa strada è appetibile solo per alcuni gruppi di persone e soltanto a breve termine. Tutti i supposti benefici si trasformano in tragedie non appena applichiamo la lezione di economia suggerita da Henry Hazlitt.
(1) Dall’articolo “Le tappe del crack up boom” pubblicato da Usemlab.com
Link alla prima parte
“se gli Americani fossero convinti delle intenzioni della Fed, comprerebbero e prenderebbero in prestito molto di più oggi”
Ma questo è precisamente ciò che ci porta alla seconda tappa
"[lo stimolo inflazionistico] cessa invece di funzionare quando la gente scopre che la politica inflazionistica continuerà, causando una forte accelerazione dei prezzi. La fase critica comincia quindi quando la casalinga pensa: "oggi non ho bisogno di una padella, però potrebbe servirmi tra un anno o due. Meglio comprarla subito perchè dopo mi costerà molto di più."
Verrebbe da dire: Attenti a che cosa desiderate, Mankiw e Rogoff, perché potrebbe avverarsi
Se l’obiettivo della Fed è quello di distruggere i risparmi e spingere gli Americani a consumare a debito, la politica di mirare ad un’inflazione del 6% suggerita da Rogoff, è sicuramente destinata al successo, ma è un successo destinato ad avere gravi conseguenze.
L’aspettativa di prezzi in perenne ascesa (e quindi di una moneta che si deprezza velocemente) non può far altro che condurci alla terza e finale tappa del nostro viaggio ovvero la distruzione della moneta.
"La catastrofica fine della politica inflazionistica si avvicina. Nell'ultima fase la casalinga pensa: "non ho bisogno di un altro tavolo, probabilmente non mi servirà mai. Ma è meglio comprarne uno adesso che tenere per qualche altro minuto questi pezzi di carta che il governo chiama moneta".
Nelle parole di Mises: è il Crack up boom, Zimbabwe style.
Vi sono infine altre due affermazioni che meritano di essere confutate.
L’inflazione fa aumentare i salari
“Anche dopo tutto quello che la Fed ha fatto per stimolare l’economia, alcuni economisti ritengono che debba fare di più e mirano deliberatamente ad un livello di inflazione ancora più alta che aumenterebbe anche i salari”
“Con la disoccupazione all’8,9 per cento, livello record per gli ultimi 25 anni, i lavoratori vengono spremuti. I salari sono aumentati solo dello 0,3% nei primi tre mesi, il valore più basso registrato, secondo il Dipartimento del Lavoro”
Anche questa affermazione deriva dalla teoria keynesiana.
Keynes (General Theory, Cap. 2) sosteneva infatti che
"Siccome c’è imperfetta mobilità del lavoro ed i salari non tendono ad avere gli stessi vantaggi netti nelle differenti occupazioni, ogni individuo o gruppo di individui che consentisse ad una riduzione del suo salario monetario rispetto agli altri soffrirebbe anche di una riduzione relativa del suo salario reale, che è una giustificazione sufficiente per resistergli. D’altro canto sarebbe impraticabile resistere ad ogni riduzione dei salari reali dovuti ad un cambiamento del potere d’acquisto della moneta e che colpisce allo stesso modo tutti i lavoratori; ed infatti le riduzioni dei salari reali che avvengono in questo modo non trovano resistenza a meno che non avvengano in modo drastico."
Quindi per ridurre il salario reale dei lavoratori e, di conseguenza, la disoccupazione, Keynes proponeva proprio la strada inflazionistica . Il fatto che in termini nominali i salari siano saliti non significa affatto che lo abbiano fatto anche in termini reali, come il recente studio della CGIL sui salari italiani dimostra.
L’inflazione fa aumentare le entrate fiscali
Un aumento inflazionario dei salari – e le tasse sul reddito più alte che genereranno – renderanno più facile pagare il debito a tutti i livelli.
Questa affermazione è vera ma non è una buona notizia per i lavoratori. Infatti le tasse più alte sul reddito sono generate da salari reali in discesa, a causa del cosiddetto fiscal drag.
Sempre dal report della CGIL
Dalle buste paga dell’intero periodo lasciati al fisco 6.738 euro cumulati (in termini di potere d’acquisto) per lavoratore dipendente, poiché le retribuzioni nette sono cresciute 3,5 punti in meno (4,2 punti in meno per un lavoratore senza carichi familiari) delle retribuzioni di fatto lorde.
Lo Stato ha beneficiato di circa 112 miliardi di euro, tra maggiore pressione fiscale e fiscal drag.
Conclusione
Gli stessi economisti che non avevano previsto né la bolla immobiliare, né la crisi ora ci propongono una via di uscita facile, veloce e che non danneggerà quasi nessuno: la via inflazionistica.
Come abbiamo visto questa strada è appetibile solo per alcuni gruppi di persone e soltanto a breve termine. Tutti i supposti benefici si trasformano in tragedie non appena applichiamo la lezione di economia suggerita da Henry Hazlitt.
(1) Dall’articolo “Le tappe del crack up boom” pubblicato da Usemlab.com
Link alla prima parte
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