Vi racconto una storia.
Nel settembre del 1715, a Parigi,
moriva Luigi XIV, il Re Sole, lasciando la Francia, dopo venticinque anni di
guerre, sull’orlo della bancarotta. Il nuovo re era un infante ed il reggente,
il Duca di Orléans, si trovava a dover fronteggiare una situazione disperata. La
corona, per finanziare le guerre, si era infatti indebitata fino all’osso, emettendo
dei titoli, i billets de monnaie ed i
billets d’état, che erano gli antenati
dei nostri odierni titoli di debito pubblico. Chi possedeva questi “pagherò”
riceveva un tasso di interesse e poteva in qualsiasi momento redimerli in oro
ed argento.
I creditori però non volevano quei pezzi di carta, che sul mercato
venivano quotati dal 20% al 50% del loro valore nominale, e di redimerli non se
ne parlava: le casse francesi erano vuote e per editto del Re i pagamenti erano
stati sospesi. Come fare?
Venne in soccorso del Duca d’Orléans
un suo amico, l’economista scozzese John Law, che aveva un’idea tutta sua su
come utilizzare un sistema monetario nuovo, slegato dai vincoli metallici, che
avrebbe al contempo risolto i problemi debitori della corona e reso ricchi i
Francesi.
Il primo passo fu aprire, nel
maggio 1716, la Banque Générale (poi Banque Royale), il cui capitale era
composto per tre quarti di titoli di debito reale e per un quarto di riserve
metalliche e che si proponeva come una vera e propria banca centrale moderna,
accettando depositi ed emettendo banconote, gli Ecus de banque, che
acquisirono il corso legale. Infatti a partire dal 1917 fu decretato che tutte le tasse e
gli introiti statali avrebbero dovuto essere pagati soltanto con quelle banconote.
Il secondo fu creare una società,
la Compagnie d’Occident (conosciuta
come Compagnia del Mississippi) che avrebbe avuto il monopolio dello
sfruttamento dei vasti possedimenti francesi in Louisiana. Le azioni di questa
società potevano essere acquistate, al prezzo di 500 lire tornesi, soltanto
utilizzando i billets d’état valutati
al loro valore nominale. In pratica la Compagnia riceveva il privilegio di
sfruttare la colonia americana ed in cambio convertiva il debito della corona
in titoli azionari.
Nei mesi successivi, mentre la
Banca Reale inflazionava gli Ecus de
banque con emissioni successive, la
Compagnia si ingrandiva, acquisendo la proprietà (e i debiti), della Compagnie française des Indes orientales
e
della Compagnie de Chine, e ricorrendo a nuove emissioni azionarie per finanziare gli aumenti di capitale. Le azioni della Compagnia divennero oggetto di
una delle più grandi bolle speculative di tutti i tempi: il loro prezzo passò
dalle 500 lire originarie sino ad un picco di 18000 lire, raggiunto nel gennaio
del 1720. Si facevano e disfacevano fortune nel giro di pochi minuti e
per la prima volta nella storia venne utilizzata la parola millionaire,
milionario, per descrivere le fortune dei francesi più ricchi.
La
Compagnia non fu un investimento rimasto solo sulla carta, possedeva oltre 500
navi, ma le favolose ricchezze della Louisiana non si dimostrarono tali. Quando
la bolla scoppiò le azioni diventarono carta straccia e con esse pure le
emissioni della Banque Royale. I milionari francesi si ritrovarono, dal
giorno alla notte, con un pugno di mosche.
Chi invece, come Richard
Cantillon, aveva compreso il meccanismo di scatole vuote alla base del sistema
monetario introdotto da John Law, fu in grado di fare un sacco di soldi, in moneta sonante, vendendo per tempo
le azioni sopravvalutate della Compagnia e cambiandole in oro presso la Banque Royale.
Vi è piaciuta questa storia?
Guardate qual è il
piano di Corrado Passera per pagare le imprese creditrici verso lo Stato
con emissioni di nuovi bot ed al tempo stesso ridurre il debito pubblico.
Vi ricorda qualcosa?
1 commenti:
Conoscevo già la storia di John Law e Richard Chantillon;
Il primo è stato un banchiere e un fortunatissimo scommettitore, non che l'inventore del Keynesianesimo ante-litteram, in un certo senso ha anche affinità con i monetaristi ed i supply-siders, il secondo invece, anch'egli banchiere e probabilmente il vero 'padre' dell'economia moderna, avendo nel suo 'Trattato di Teoria Economica' raggiunto una generazione prima un livello teorico superiore a quello del tanto celebrato Adam Smith.
La teoria che la storia sia un continuo progresso è falsa, molto spesso esistono 'buchi neri' nei quali il pensiero sostanzialmente regredisce a volte il significato di un intera esperienza (La Francia inflazionista di Law) svanisce nel nulla, permettendo a uomini nel futuro di ripetere gli stessi identici errori.
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